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Fiche disque de ...



Francesco Tancredi - Supplica per essere sepolto sulla spiaggia di Sète

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Titre : Supplica per essere sepolto sulla spiaggia di Sète


Année : 2009


Auteurs compositeurs : Georges Brassens, Riccardo Venturi


Durée : 7 m 1 s


Label : Cooperativa Atelier


Référence : sans référence


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Paroles

La Carogna, che non m'ha perdonato mai
Che fiori nei buchi del naso le piantai
Mi vien dietro che sembra unta.
Allora, dai funerali perseguitato
Il testamento un po' mi sono aggiornato:
Mi son concesso un'aggiunta.

Intingila nel blé fra Campo e il Formicaio,
Intìngici la penna, o mio vecchio notaio,
E, con la tua migliore scrittura:
Questo è quel che s'ha a fare delle mie ossa
Quando, oramai sul ciglio di una fossa
Loro e l'anima andranno alla rottura.

Quando la mia anima volerà all'orizzonte
tra Capo Poro e Chiessi, passando per Pomonte,
come un falco sul Volterraio
Ficcate la mia cassa tutta ammodino
su un vagonaccio del treno per Piombino,
Capolinea a Portoferraio.

Il cimitero a Campo, cazzo, 'un c'entra più uno spillo,
Ci ha pure i suoi annetti ed è pieno zipillo,
e aspettando che buttin fuori qualcuno
si rischia di far tardi, ed è un po' da cialtroni
Dire a una salma, "Dé, lèvati da' 'oglioni,
largo a' giovani!", qui 'un s'è nessuno.

Proprio in riva al mare, a du' passi dall'onde blu
Scavate, se potete, una buchetta in giù
Una fossetta molto spartana
Vicino ai miei amici d'infanzia, i delfini
Su quella sabbia piena d'aghi di pini
Sulla spiaggia di Galenzana.

È una spiaggia dove, anche quand'è infuriato
Nettuno non esce mai fuori dal seminato,
Dove, quando una barca va a fondo
Il capitano grida: "E qui comando io!
Pensate alla pellaccia, al vino ci penso io,
ognuno una damigiana, porco mondo."

Ed è lì che una volta, a quindici anni fatti,
Quando non basta più correre dietro ai gatti
Ho conosciuto il mio primo amore,
E una sirena che passava un po' di là
m'ha preso e m'ha insegnato come si fa,
m'ha insegnato il rimpianto e il dolore.

Rendo i dovuti onori a Paolo Valéry
Ma io, lo scribacchino, farò più di così,
je ne suis pas un grand poète…
Paolino, dé, la gloria ce l'hai tutta te
ma io ci ho un cimitero più marino di te
E vado in culo pure a Sète.

Questa tomba, incastrata tra il cielo e il mare
della tristezza non vuole sentir parlare
Di gioia e bellezza la voglio piena:
Le bagnanti in topless vi si stenderanno
tutte abbronzate, e i bambini diranno:
"Che bello! Un castello di rena!"

Chiedo troppo? Sul quel mio pezzettino
Piantateci, vi prego, una specie di pino,
Pino ombrellaio, se non vi scoccia…
Così potrà far ombra, ché qui picchia forte,
Agli amici che verranno dopo la mia morte
A salutarmi e a far bisboccia.

Ed ora dalla Corsica, ora dal Continente
arrivan lo scirocco, il libeccio e il ponente
pieni di odori e di suoni
E verseranno gli echi sul mio sonno eterno
di musiche e ballate, d'estate e d'inverno,
di note, musica e canzoni.

E se, scambiando la mia tomba per un cuscino
verrà una francesina a fare un pisolino
Con addosso meno che nulla
Chiedo perdono già da ora a Manitù
Se un'ombra strana un po' si rizzerà all'insù,
è il Venturi che si trastulla.

Poveri re, faraoni! Povero Napoleone!
Povere illustri salme dentro al Pantheon!
Povere ceneri di grande importanza!
L'eterno villeggiante invidierete un po'
che coi suoi sogni naviga su un pedalò,
Che passa la sua morte in vacanza,

L'eterno villeggiante invidierete un po'
che coi suoi sogni naviga su un pedalò,
che passa la sua morte in vacanza.
Paroles en attente d'une autorisation des ayants droit.
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Commentaires

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1 commentaire
Kate&Brian Le 30/04/2023 à 09:17
Déjà que je n'aime pas Brassens en français (désolé) mais en Italien… Quelle purge !

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